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Mes de Agost 2016
  

Avvertenza 
La lettura di questo racconto,  è consigliata solo ad un pubblico non facilmente impressionabile e non… conformista**.

  

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8 Agosto 2016 - 04:20h

Ciao, sono l’Ivo e non elbor.

“Violette, virgolette ed asterischi”, è l’ovvio titolo di questo racconto, zeppo di virgolette, che ho messo col proposito di invitarti a una più “ampia” interpretazione della parola, di asterischi chiarificatori o allusivi, e con qualche violetta, quelle nella fotografia, che sono una specie * di fiore spontaneo che cresce a Puerto de La Cruz.

Argomento: la “fissa”. La fissa di fissare i normali momenti di vita quotidiana, inclusi quelli di particolari momenti, dove… ho sentito di essere considerato insensibile, inopportuno o irrispettoso.

A questa “follia”, logicamente non sono scappati i “vecchi”, anzi sono stati a lungo i soggetti preferiti delle mie prove “documentaristiche”. 

Documenti “rubati” alla quotidianità, quella “insignificante” di tutti i giorni, quella che scorre “uguale e monotona” per anni ed anni, dove… la non rara presenza del mio obbiettivo o registratore, (mai nascosti) inizialmente le due “vittime” la tolleravano, considerandola semplicemente una “locura”. 

Poi, col passar del tempo, la frequente presenza di quegli “aggeggi” in mano mia, li ha resi anch’essi “familiari” restituendo ai due, libertà di movimento e a me facilità “documentare”. 

 

Se vuoi vedere il breve video che ho preparato, clicca sulla foto sottostante.

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Credo che loro avessero già allora intuito ciò che io ho capito solo in seguito: che quei frammenti di vita erano la mia inconsapevole necessità di posare la “prima pietra”  di quello che sarebbe stato il “ponte” che mi avrebbe “messo in comunicazione” con loro, a partire da una data che non era ancora stata “scritta” ma… “prossima”.

“Cavie consapevoli e consenzienti”… sino all’ultimo non hanno ricusato “l’esperimento”. 
Anche nei momenti dolorosissimi della malattia, quando filmavo o registravo situazioni di sofferenza e dolore, anche alla presenza dei (giustamente) rari visitatori, i quali, con espressioni di disapprovazione, mi suggerivano la regressione dal mio intento, sia mammà che papà, non mi hanno mai chiesto di “soffocare” il mio desiderio. 

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Spesso, raccoglievo qualche fiore dalle siepi che sconfinavano verso i marciapiedi, della strada che percorrevo per andare all’ospedale a trovare la mamma. Quelli della foto, sono le violette che il giorno prima le avevo portato, ma che ho filmato il giorno seguente, quando sono arrivato nella sua stanza, ed ho travato il letto vuoto e le lenzuola sporche di sangue. 

Era il sei di Agosto del 2013, e l’avevano portata alla UTI (Rianimazione) dove sarebbe morta due giorni dopo, alle 04:20 del mattino.

“Possiedo” incredibili situazioni, di noi tre. Le rare volte che riguardo quegli spezzoni, ringrazio Dio per avermi dato la forza e la “sfrontatezza” di registrarle, cosicché ora… non ho dubbi sulla attendibilità della mia memoria.
“Possiedo” momenti che testimoniano una tale intensità e intimità con ognuno di loro, impossibili da raccontare, reali solo perché fissati su una “SIM”.
“Possiedo” attimi, di una unicità “definitiva” che impressionano.

Possiedo talmente tanto di loro, che mi manca tutto...

Ciao. Ti voglio bene mamma. Ivo

 

 


* Naturalmente non si chiameranno violette, l’ho detto io per esigenza poetica nel titolo.

*** Ho messo tre asterischi nel video, per far sapere a coloro che sanno, che come loro, lei sapeva e anch’io so. Al buon intenditor… bastan tre astericshi bastenn!

** Visto che non è uno scherzo il racconto è adatto ad un pubblico "preparato".


 

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