Aprile 2015
Nadir, a dispetto del nome, è un’autorità in campo musicale, della canzone in dialetto milanese. Per me è uno degli ultimi, se non l’ultimo vero musicista e cantante che sa interpretare tutta la tradizione e i generi canori meneghini.
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Nei suoi spettacoli, accompagnato dalla sola chitarra, snocciola il repertorio classico dei canti d’osteria, gli allegri (non sempre) brani di Brassens che Svampa e Patruno ci hanno fatto conoscere, o le nostalgiche, poco conosciute “poesie musicali” dello Jannacci per intenditori. Nadir, omaggia, gli indimenticati e rimpianti maestri milanesi; il Giovanni D’Anzi, il Valter Valdi, o il Nino Rossi, tra gli altri, con interpretazioni toccanti, ed un sentimento rispettoso, che a noi che lo ascoltiamo, fa capire il grande vuoto che ci hanno lasciato.
Bene, a questo personaggio speciale, non basta esibirsi negli spettacoli al chiuso, nei rarissimi locali cult dove si canta, come in una setta segreta, rigorosamente in milanese (locali sconosciuti ai più, protetti dal WWF sotto la sigla PMP; Patrimonio Meneghino Protetto), il Nadir, ama cantare in strada, in su la bancheta come facevano cuei come lù in di betul d'una volta.
Così, ogni tanto, quando ne ha voglia ed è in vena, si esibisce, come fanno gli altri, tanti e bravissimi artisti di strada, (nessuno però cantando in milanese) nei vari punti del centro di Milano, per la gente che passa, che torna dal lavoro, che passeggia, o per i giovani fidanzati che forse non capiscono nulla di quello che canta, ma si fermano abbracciati ad ascoltarlo.
Qualche sabato fa era in piazza del Duomo, cioè… in via Marconi.
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