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Agosto 2015
Sono in attesa di una risposta positiva, per pubblicare, qui sul sito, una bella storia scritta da un giovane Vigile Urbano talentuoso, il quale, ispiratosi a due fatti accaduti ad un “vecchio” collega, l’affondamento della nave su cui era imbarcato in tempo di guerra e la fucilazione dei partigiani in piazzale Loreto, ha scritto il racconto che ho trovato tra le carte del viejo.
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Per entrare meglio nel clima del racconto, lunedì 10 agosto, ho voluto andare, per la prima volta, alla commemorazione per la fucilazione, avvenuta 71 anni fa, dei quindici uomini, prelevati tra i detenuti del carcere di San Vittore, eseguita delle Brigate Nere, in piazzale Loreto là dove oggi c’è un monumento che la ricorda.
Quando mancava ormai poco più di un’ora e mezzo all’inizio della commemorazione, ho telefonato al Gino, il Colamonico, un vecchio amico di famiglia, (che oggi ha 87 anni) ex-partigiano, anzi… tuttora partigiano, come lui stesso ama definirsi, intendendo che bisogna continuare a combattere per nuovi e sempre più giusti diritti/doveri e per non perdere quelli acquisiti. 
Gli ho chiesto, come stava e se, se la sentiva (che sfilza di ”se”) di accompagnarmi, nonostante piovesse copiosamente. Ho dovuto affrettarmi per rispettare l’orario concordato.
Venti minuti dopo ero sotto casa sua, e lui era già li, “impavido” sotto l’ombrello, che mi aspettava. 

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Oramai lo sai... sono fatto così. Il titolo di questo pezzo è: m’I inpari... in the rain, col Gino.
È la MIA versione rivisitata, corretta e "milanesizzata" della famosa canzone americana i'm singing in the rain. Ormai mi diverto così...

Arrivati in piazzale Loreto all’ultimo momento, ci siamo sistemati dove abbiamo potuto. Sono arrivate le autorità cittadine che hanno iniziato i discorsi commemorativi, mentre noi ci guardavamo intorno, cercando altre persone dell’età del Gino, il quale scuotendo la testa mi diceva: “ormai sem restà in poch…”. Gino è un uomo speciale per me e anche come partigiano è speciale. Con lui, un paio di anni fa, ho fatto una lunga chiacchierata, (che ho anche videofilmato) sulla sua esperienza partigiana, e riflettendo sulle sue parole, ed alcune sue affermazioni molto ben contestualizzate nella realtà storica di allora, mi sono fatto un'idea relativamente ad alcuni aspetti dell'adesione al movimento di liberazione partigiana, che mi piacerebbe approfondire. 
Gino ha anche scritto un.. resoconto/memoriale del periodo che ha trascorso “in montagna” (che mi ha regalato) con una particolare attenzione alla battaglia di San Martino, alla quale ha partecipato (armi alla mano!!!). 

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A un certo punto ho sentito al microfono “qualcuno” annunciare che… “qualcun altro” avrebbe letto una poesia, in milanese, scritta da un partigiano, e che trattava proprio di questa giornata infausta. 
Ho infilato la mano in tasca, estratto il mio Smartphone, fatto scivolare il dito sullo schermo, (funzione sblocco. Da ripetere… quando ne hai bisogno urgentemente non funziona mai alla prima) premuto l’icona: registratore, premuto il pallino rosso… Registra. 
Wow... Appena in tempo. La qualità della registrazione non è ottima, il contenuto… si.

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 Una famosa immagine scattata quel 10 agosto del 1944.

loreto9  Aligi Sassu, I martiri di piazzale Loreto. Per approfondire clicca qui
 

Legge Andrea Facciochhi  

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 Le più belle foto presenti in questa pagina, sono state scattate da Luca Candiotto, il fotografo dell’ANPI di Milano, che ne ha gentilmente concesso l’utilizzo, per questo articolo. In una telefonata di chiarimento, il Candiotto, mi ha fatto notare che in questa foto, dove Andrea Facciocchi, attore e drammaturgo, ed uno dei fondatori della Compagnia Teatrale Extramondo, (conosci di più) che legge la poesia, dietro all’Assessore all’Educazione Francesco Cappelli, si scorge, Sergio Temolo, figlio di Libero Temolo, uno dei quindici fucilati, che ascolta la poesia di Franco Loi, suo amico d’infanzia. 

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Ad aiutarmi per recuperare le informazioni ed il materiale che riporto, relative a questa funesta giornata, ha gentilmente contributo Roberto Cenati, Presidente dell’ANPI Milano e Lombardia, che ringrazio.

L’autore della poesia è Franco Loi, ed è stato testimone di quanto avvenne in piazzale Loreto il 10 agosto 1944 dove furono fucilati per rappresaglia dalle Brigate Nere, 15 partigiani e i loro cadaveri lasciati sul marciapiede. Così avrebbe raccontato il poeta molti anni dopo: "C'erano molti corpi gettati sul marciapiede, contro lo steccato, qualche manifesto di teatro, la Gazzetta del Sorriso, cartelli, banditi! Banditi catturati con le armi in pugno! Attorno la gente muta, il sole caldo. Quando arrivai a vederli fu come una vertigine: scarpe, mani, braccia, calze sporche.(....) ai miei occhi di bambino era una cosa inaudita: uomini gettati sul marciapiede come spazzatura e altri uomini, giovani vestiti di nero, che sembravano fare la guardia armati!"

Nella poesia l'uso del dialetto - messo volutamente in contrasto con l'italiano del milite fascista - rappresenta anche il senso di appartenenza alla collettività di una Milano profondamente offesa dal massacro. Dal libro "Con la Violenza La Pietà" Antologia curata da Franco Fortini - Edizioni Interlinea


 

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Franco Loi 
Genova gennaio 1930 
Poeta dialettale, scrittore e saggista italiano.
(conosci di più

da Opere:
… Temi ricorrenti nelle opere di Loi sono la guerra, la scoperta della presenza del male nella storia, la sensazione di un tradimento perpetrato e di ferite non rimarginabili, l'energia dell'invettiva, il rimpianto di un paradiso perduto, ma anche la costanza dell' invocazione della preghiera. Il titolo della sua raccolta più famosa "Stròlegh"(astrologo), composta in due tempi nell' estate 1970 e nella primavera 1971, rimanda a un sogno ad occhi aperti, ad una profezia rassicurante.

Il nono passaggio della poesia è dedicato a piazzale Loreto, luogo fondamentale nell'esperienza di Loi, situata a poche centinaia di metri da Via Casoretto dove allora abitava, che, ancora ragazzino, il 10 agosto 1944, vide quei partigiani uccisi "gettati sul marciapiede come spazzatura", e nel 1945 i cadaveri di Mussolini e degli altri gerarchi fascisti trucidati. I due momenti sembrano confondersi in un'unica scena, che suscita nel poeta rabbia e pietà, elegiaca reminiscenza e angosciosa invettiva. …