Giugno 2016
Dopo la svolta a sinistra, di Febbraio, la documentazione fotografica, relativa alla trasformazione toponomastica del percorso del nostro Naviglio, (ahimè avvenuta col suo interramento) segue questo mese, in via Senato.
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Avrei potuto usare la parola “copertura” invece di “interramento”. Ma l’ho usata di proposito questa parola così funebre perché trasmette la sensazione di perdita, che provo vedendo queste foto, e pensando a ciò che mi sono perso.
Buona passeggiata. elbor
Era il 1929, quando il nostro fotografo, ha posizionato la sua macchina fotografica, sul selciato della via Senato, lì dove costeggiava il Naviglio, all’altezza di via Borgospesso, e puntando l’obbiettivo verso piazza Cavour, scattava questa fotografia.
Sullo sfondo, si nota l’imboccatura di via Fatebenefratelli, e davanti il ponte che da via Manzoni conduceva in piazza Cavour. Nel riquadro ingrandito, si vedono le protezioni per i lavori ed il cartello della FEDERAZIONE MILANESE delle COOPERATIVE di PRODUZIONE e LAVORO – LAVORI per la COPERTURA del NAVIGLIO.
Qui, il fotografo ha voltato le spalle a piazza Cavour, tant’è che ora il Naviglio ora si trova alla nostra/sua destra. Si è posizionato all’altezza dell’incrocio con via Marina, ed ha rivolto l’inquadratura verso il ponte di Sant’Andrea, dal quale era possibile imboccare l’omonima via.
Non credo che la signora accanto al parapetto, in posa, con tanto stola di pelliccia sulle spalle e cappello a falda larga, perfettamente alla moda anni Venti, sarà stata contenta dell’inquadratura scelta dal nostro…
Dall’incrocio con via Sant’Andrea, la foto n.3, scattata negli anni Venti e la versione attuale, un captur da GoogleMap, non è cambiato molto, solo… manca il Naviglio.
Qui, la conca di via Senato. Al centro dell’inquadratura il “gioco” di chiuse, sulla sinistra si nota la rientranza che ospita la Chiesa di S. Pietro Celestino. Oggi, di fronte alla ex chiesa, si trova il Baglioni Hotel Carlton – Milan.
Il captur sempre da GoogleMap è una veduta aerea della zona.
Un barcone, differente e notevolmente più piccolo di quelli che attraverso il Naviglio Grande trasportavano grosse e pesanti carichi, come marmi e sabbia, (ma anch’egli con la targa che autorizza la navigazione) si appresta ad attraversare la chiusa di via Senato, all’altezza del ponte di via Sant’Andrea, aperta a braccia, tendendo una catena, da due uomini.
Centoundici anni fa, a Milano, era possibile pescare. E non con la lenza, ma addirittura col la rete, e non in una roggia di periferia, o alla conca Fallata, (qualche temerario incurante delle conseguenze dell’inquinamento, tuttora si vede) ma in via Senato, quasi all’angolo con corso Venezia. De minga cred.
Dieci anni dopo, nel 1915, (primo anno dei tre del primo conflitto mondiale) poco era cambiato in via Senato, in questa foto, quasi all’incrocio con corso Venezia.
Mentre, nel 1930, ad un solo anno dalla prima fotografia, di questa “passeggiata” in via Senato, i lavori per la copertura di quello che oggi, noi tutti o quasi, avremmo voluto veder scorrere nella nostra Città, avevano già superato l’incrocio con via Sant’Andrea, (inghiottendone il ponte) raggiungendo quasi l’incrocio con corso Venezia, come mostra questa foto. Peccato!
Particolari…
Mi piace curiosare, mettere i becco e fantasticare, già lo sai. Lo vivo un po’ come guardare dal buco di una serratura… della porta del passato.
Anche se… spesso qualcuno dei personaggi ritratti, pare che se ne accorga e a volte non ne sia contento.
La prima fila di “particolari” di queste immagini, riportate qui sotto, sono relativi alla foto n.5. ed il bambino con le mano nel giacchino, un cappellino che ricorda quello dei Martinitt… è il primo ad essersi accorto che stavo “spiando”. E mi guarda.
Bizzarro l’uomo ben vestito, che paglietta*, giacca, camicia e cravatta, tira verso se la catena, per aprire la porta della chiusa.
Il barcaiolo sembra avere una pipa in bocca e pare non fare alcuna fatica a dirigere la barca.
Riecco il berretto in testa al giovane che appoggiato alla balaustra al lato dell’uomo col cappello tipo Borsalino, ha pantaloni al ginocchio, molto aderenti, che evidenziano cosce e polpacci assai magri.
Ancora un abbigliamento non proprio da lavoro, per l’altro uomo che apre la chiusa. Cappello, gilet e camicia allacciata a maniche lunghe allacciate entrambe, pantaloni al ginocchio infilati nei calzettoni, mi fa pensare che, come l’altro, offrissero il “servizio”… casualmente o saltuariamente.
Qui i numeri si riferiscono alle foto da cui sono tratti i particolari. Il signore coi baffi, nella foto sei, scocciato per la mia sbirciata, non lo nasconde.
I successivi tre particolari, si riferiscono alla foto n.7. Il primo, pare ritragga la sagoma di una donna, china a lavare o sistemare il bucato.
Poi viene il signore benvestito, che probabilmente ha interrotto la passeggiata, e lasciato correr via i pensieri, incantato dallo scorrere dell’acqua sulle porte della chiusa. Ma poi… accortosi dell’intrusione, si è voltato a guardare.
L’ultimo particolare è un tipico “quadro” di… “Donna a passeggio con ombrellino, mano nella mano del marito”. Interessante la posa delle braccia del… parrebbe un adolescente di razza mulatta, che si allontana dalla coppia, con una traiettoria che mi fa pensare gli si sia precedentemente avvicinato.
Peccato non riuscire a leggere i cartelli e l’insegna sulla porta, alle spalle della coppia.
Ora… ti faccio una domanda. Se tu avessi dovuto aprire un negozio negli anni a cui si riferiscono queste foto, cosa avresti commercializzato?
Io… capelli. Infatti solo il tipo coi baffi nella foto n.6 ne è sprovvisto. E forse è per questo che ha l’aria di essere incazzato e pensare: «cosa mi fotografi, che sont senza el cappell!»
Se vedom… elbor
* Paglietta Nel giro di bozze, che la Cavanna si presta di effettuare anche per i racconti già pubblicati, (all'inizio le avevo chiesto di correggermi solo il testo in milanese, poi... presa da un sentimento caritatevole, molto spesso corregge anche il mio italiacano) Paola mi segnala che la paglietta a Milano si chiama magiostrina - fragolina - per la forma che ricorda il piccolo canestro usato dove raccogliere le frangole... appunto.
Il suo lavoro è ben più di quello offerto da una semplice correttrice di bozze, concordi?
Paola, grazie anche per la "S" che mi hai suggerito di aggiungere prima delle "spalle" del fotografo...
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Se scrivom... elbor