Febbraio 2016
È stata la casualità ed il susseguirsi delle coincidenze che mi ha portato ad inserire in questo aggiornamento tanto… Corpo dei Vigili Urbani.
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Le coincidenze sono iniziate quando la Ada Lauzi, raccontandomi della poesia che si apprestava a leggere, ha ricordando dell'evento dove l’Ezio Soffientini, ex-collega di papà, oltre che esporre i suoi quadri, era l’anfitrione indiscusso della serata. Da lì una parola con uno, un’altra con un altro ex-Vigile, una telefonata tira un’altra, alla fine, oltre a ciò che hai già potuto vedere ed ascoltare, relativamente ai Ghisa e dintorni, ho raccolto anche questo materiale che vorrei condividerlo con te.
Il nostro Maurizio, ha attinto dal suo archivio alcune preziose immagini che potrebbero essere scambiate per foto di un backstage di un film, tanto sono lontane dal nostro attuale immaginario collettivo, relativamente al Corpo di Polizia Municipale attuale. A seguire le foto con brevissimi o nessun commento.
1949 - P.zza Duomo angolo via Mengoni
1949 P.zza Duomo angolo via Mengoni – La Befana del Vigile
1954 – La Befana del Vigile
Anni ’50 - P.zza Duomo angolo via Mengoni
1958 – La Befana del Ghisa
1959 – La Befana del Vigile
Anni ‘60
L'alta moda meneghina è in uniforme
In divisa invernale, li immagino nei giardini pubblici di corso Venezia, intitolati ad Indro Montanelli.
Pare una foto ricordo, vista la sigaretta che l’agente in centro, papà, ha in mano e per il suo sguardo che sembra di presa in giro, al "collega" che sta scattando.
Molto più seri è composti i due colleghi. Sigaretta a parte… impeccabili.
La mitica divisa estiva: totalmente bianca. Gli unici “accessori” non bianche erano i fregi; dorati. Qui, come la precedenti, si notano i medaglioni con la matricola di forma rotonda. Sembrerebbero in Comando, papà è quello senza casco, (per non far prendere una brutta piega ai capelli… malignità).
La mamma, non ha mai smesso di lamentarsi, del gran daffare che ha dovuto affrontare, d’estate, per fargli trovare sempre pulita ed in ordine quella… splendida divisa estiva.
Londra, New York o... l'è Milan
Un poco sembra uno spogliatoio di agenti di quelle due città, poi a guardar bene i visi, si perdono i dubbi; in i Ghisa de Milan.
Le due immagini che seguono, sono foto che da sempre ho visto nella scatola che ognuno di noi ha con le foto di famiglia.
Dei Vigili che sono ritratti ho conosciuto solo il Sergio Vai (foto A sagoma 2) il quale, assieme alla moglie Ivonne erano amici dei miei genitori da lunga data. Anzi, il Sergio era amico di di papà da quando erano adolescenti, che abitavano nello stesso quartiere; al Calvairaa. Io ho dei vaghi ricordi, di frequentazioni famigliari, che però dovrebbero essere confermati coi due figli del Sergio e dell'Ivonne, che risalgono a quando avevo 8/10 anni.
Ho disegnato e numerato delle sagome ai colleghi del Sergio e di papà, dei quali non conosco il nome. Mi piacerebbe riuscire a risalire alla loro identità, perciò se c’è qualche ex-collega o amico che riconoscesse qualcuno tra i Vigili qui fotografati, può utilizzare il “Aggiungi commento” che si trova qui nella pagina, alla fine del racconto o inviarmi una mail al; info@elioborgonovo.it
Vediamo cosa viene fuori...
Come si dice Vigile al femminile? Ghisa
Una foto della prima donna Vigile Urbano di Milano, con il collega Ezio Soffientini ad una importante manifestazione al Bocciodromo di via Dei Missaglia, a metà degli anni Ottanta, inviata dallo stesso Ezio.
Fascino della divisa = gelosia
Certo con la divisa bianca... sembravano tutti belli, ed a questo proposito, la foto che segue, ogni volta che appariva nella scatola delle foto, è sempre stata motivo di “battutine” o “allerte” da parte della mamma al el viejo. (Parentesi: la mamma non ha mai voluto che la chiamassi… "vieja". La prima volta che gliel’ho detto, mi ha subito “ordinato” di non farlo più. Con quel tono che usava quando una cosa non poteva essere discussa).
Eccola la foto. Titolo: La voncina de Lorett. Non so che dei due gliel’avesse affibbiato, ma questo era il nome appioppato alla bella signorina, che sta parlando con papà in divisa bianca.
Il fotografo non doveva essere un professionista, probabilmente un collega, che pur non essendo del mestiere ha saputo cogliere l’attimo che mi fa fare tutte queste considerazioni… fantasiose.
El viejo, ha la mano sinistra alla tasca, pare che nell’altra abbia l’immancabile sigaretta, sorride, potrebbe aver detto o accennato un apprezzamento.
La voncina, è giovane e bella, ha un corpo filiforme e calzando i sandali coi tacchi alti, la slancia maggiormente, è prosperosa ma in modo proporzionale, e col torso leggermente arretrato, pare prendere le distanza dal “bellimbusto” più per guardarlo e farsi guardare, che per allontanarsi “dall’audace”. È rilassata, lo si nota dalla posizione delle braccia, non teme lo sguardo, anzi. Sapendo di avere un bel collo, sguarda di ¾, esaltandone la sua perfezione.
Lo so cosa stai pensando. Che mi faccio i film, me li guardo, e non contento… me li racconto. Non è così. Guarda dietro a papà. C’è un uomo, con in mano una pertica, intento a scavalcare la siepe, mentre però non distoglie lo sguardo dalla scena. Scana che deve svolgersi da un tempo che gli ha permesso di capire cosa stesse accadendo, e non staccare gli occhi dal “set” per non perdere nemmeno un fotogramma del film.
Non sapremo mai, se questa foto fissa il momento mentre lo zelante Vigile, in piazza Loreto, sta dando un’informazione alla Cittadina, o la voncina de Lorett e al bell Sorvejant stanno… simpatizzando. Posso però garantirvi, che pur non avendo mai sentito fare tutte, ma nemmeno metà, delle “osservazioni” che ho fatto su questa foto, il solo apparire tra le altre, faceva cambiare il tempo in casa, e non solo quello meteorologico… giustamente.
Ricordi...
Ora lascia che ti racconti, sul tema Ghisa… quattro miei ricordi. Sono un figlio di un Vigile, anche se pittore.
Il primo è di quando ero bambino. Papà non voleva che dicessi ai miei amici, e principalmente a scuola, che faceva il Vigile. L’ordine era:
- Che lavoro fa il tuo papà?
- Mio papà è dipendente Comunale. E se quello insisteva...
- Sì, ma cosa fa di preciso? La risposta doveva essere:
- Non lo so, mi pare il commesso in Comune. E poi... svicolare.
Questo per non avere fastidiose richieste… da parte degli insegnanti, principalmente. Ci siamo intesi?
Ricordo una lettura in seconda elementare che recitava circa così:
Chi è l’uomo più forte di Milano? Il Vigile Urbano, perché egli ferma il tram con una mano. Nella pagina c’era un bel disegno, alla Walter Molino, di un Vigile poderoso col braccio steso e la mano aperta a bloccare il tram per lasciar passare l’alunno (sulle strisce pedonali) con la cartella sulle spalle. (Allora si usava “l’egli” e non il “lui”).
Quando avevo 7/8 anni, a volte, credo la Domenica, partivo da casa con papà, stavamo in via Del Turchino, piazzale Cuoco, ed andavamo (non ricordo come) in Comando, in piazza Beccaria, a fare… la doccia. L’avevamo a casa, e credo funzionasse, forse solo fredda. Ricordo che andavamo in questo stanzone, con un sacco di box con le piastrelle spesse e bianche, pieno di uomini mezzi nudi, enormi, chiassosi, che scherzavano con papà e fra di loro si facevano gli scherzi con gli asciugamani, e a me chiedevano: - e tu, da grande vuoi fare il Vigile o il pittore?
Pantaloni bianchi. Quegli splendidi pantaloni bianchi della divisa di papà, quando avevo un diciott’anni, sono saltati fuori da un armadio e mia madre mi ha invitato a provarli. T stanno bene, ha detto ed ha rifatto l’orlo (papà aveva le gambe più lunghe delle mie – ci vuole poco ) e me li ha fatti trovare pronti una volta prima di uscire. Come sempre, io non capisco nulla di moda ed affini, nicchiavo, poi... mi sono lasciato convincere e come aveva predetto, è stato un successo di pubblico e critica. Invidiati anche per il taschino alla cintura, ottimo nascondiglio, migliore di quello dei blue jeans li ho portati sino allo sfinimento.
Lo stemma che vedi, è stato fatto su disegno di papà, quando lavorava all’Ufficio Pubbliche Relazioni. E ci sarebbe una storia da raccontare in proposito. Ma questa è… un’altra storia.
ps. à gogo. Vocabolario on line: à gogo ‹a ġoġó› locuz. avv., fr. [da un raddoppiamento scherz. della sillaba iniziale dell’ant. gogue «divertimento, piacere»]. – A profusione, in grande abbondanza: anche nell’adattamento ital. a gogò, whisky a gogò, vino a gogò, talora (spec. negli anni ’60 del 19° sec.) anche come insegne pubblicitarie, spec. di locali notturni.
Se vedom… elbor