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16 de febrar 2018
È il titolo che riassume il racconto che ti farò della presentazione che si è tenuta lo scorso venerdì, alla Sala Grechetto di Palazzo Sormani, dove la POETESSA Ada Lauzi, ha presentato il suo “Gh’era ‘na volta Mlan”. Una raccolta di 82 “Poesie in dialetto milanese” una più bella dell’altra, lette, recitate, declamate così bene da trasformarle in… videopoesie.

 

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Puntuale e precisa di carattere come nella poesia, venerdì pomeriggio, allo scoccare delle diciotto e zero-zero, Ada ha sollecitato il dottor Amietta a dare inizio alla presentazione. Cosa che… nonostante la consueta abitudine di “attendere ancora un pochino” suggerita dall’Amietta, è avvenuta cinque minuti dopo la richiesta, con l‘introduzione e la presentazione da parte del Professore, della poetessa.
Purtroppo non ha potuto essere presente Edoardo Bossi, stimato poeta oltre che insegnante al Circolo Filologico di Milano, del corso di Lingua Milanese, colpito da un’improvvisa influenza.

Inequivocabilmente “Lauziana” la nostra Ada, mentre il dottor Amietta ci illustrava alcune delle caratteristiche della sua poesia, elencava le tappe principali ed i riconoscimenti ricevuti, inclusi quelli per la lunga attività di conduttrice radiofonica, lei... che spuntava appena dal tavolone da conferenze, tentava con lo sguardo, lanciato qua e là tra il pubblico, di “minimizzare” il lungo elenco di prestigiose benemerenze ad oggi ricevute.

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Già in altre occasioni ho confessato la sincera amicizia, l’epidermica simpatia e la grande stima che provo per la poetessa Ada Lauzi. Ma venerdì scorso, quando si è alzata in piedi (a fatica l’ho percepito) in un raffinato completo lilla, spezzato da una sciarpa bianca, padrona della situazione come chi per anni ha condotto rimpiante trasmissioni radiofoniche in diretta, ho capito che Ada non è solo una poetessa; è anche una comunicatrice… visiva, capace con la sua “poesia di vita” di farci conoscere «Personaggi, cose, storie di una vecchia Milano».

Microfono in mano, sguardo diritto in sala, ed orgogliosa, come lei stessa ha ricordato, dei suoi novant’anni (il prossimo 7 maggio) ha iniziato a declamare… a memoria, come non riescono a fare poetesse moto più giovani, “Preghiera disperada” una preghiera alla Madonnina … «fa ritornà Milan ‘me l’era allora»… “L’amicizia” per ricordarci quanto rara e preziosa sia questa merce, “El camerer” un elogio al papà Vito visti con gli occhi de “la cinciapetta”, “el Ghisa” la descrizione di quell’Angelo Custode da anni ormai scomparso dalle nostre strade, per poi concludere con “Vint ghei de castagnaccia” per farci CONOSCERE anche el Gigi de la gnaccia.

Sì… conoscere. Perché è stato quando... «”Tin!” / la monedina sacra l’è borlada / senza ciamà permess in d’on tombin!» che mi sono reso conto che a vedere quella moneta cadere nel tombino c’ero anch’io con la piccola Ada.

Io… come il resto del pubblico, siamo tornati in sala quando con i nostri applausi abbiamo premiato il Gigi della gnaccia per aver regalato una bella fetta di castagnaccia alla cinciapetta.
Questa era l’atmosfera che ho sentito venerdì 16 febbraio alla presentazione di “Gh’era ‘na volta Mlan” di Ada Lauzi.

Ada, si è dimostrata ancora molto in gamba nel tenere la scena, quando... per passare alla seconda parte della presentazione, e “ripulire l’atmosfera” dalle precedenti emozioni ha attinto dalla lunga esperienza radiofonica, ha scelto di raccontare due barzellette, senza dimenticarsi… come un ottimo professionista, di raccomandare che «se on quai vun sà el final, ch’el staga citto».

L’importanza e la mancanza della completezza della famiglia durante la sua infanzia, ed il desiderio di averne la propria appena le è stato permesso, è stato secondo tema trattato nelle poesie “Scarpett de ball” ispirata alla figlia Giovanna, “Sul tram” al figlio Stefano e “On dì d’april” alla nipote Alice. Tutte immagini, videopoesie di quei particolari ed intimi momenti della sua vita familiare.

Con altre due barzellette, naturalmente in dialetto milanese, Ada ci ha introdotto nella terza ed ultima parte delle sue “videopoesie”, in quella dove ci ha descritto l’ardente desiderio di una donna di trovare un marito, la felicità di un’altra di sposarsi, gli impegni che una donna che poi “deve” affrontare.
Desideri, sensazioni ed opinioni narrate secondo la sua “poesia di vita”, una visione non sempre condivisa dalla maggioranza, ma non per questo o forse proprio per questo, Ada Lauzi non ha mai modificato per compiacere o per convenienza.

Tra le poesie di questo libro, dedicato «a Giovanna, Stefano, Alice e Lorenzo e agli amici di odi ieri,di oggi, di sempre» Ada ha voluto inserire anche “El pittor Elio Borgonoeuv” e “Sera…” ispirata ai quadri di papà.
Non uno, ma due regali che a papà emozioneranno molto.

Con l’ultima poesia, Ada ha voluto prima di tutto eseguire un rito scaramantico, e poi… esprimere una desiderio che chi le vuole bene non può disattendere: quando verrà quel giorno, (tra almeno 50anni) vuole che la si accompagni intonando "O mia bela Madunina". E per farcelo sapere ha declamata la sua “El testament”.

Il tempo è volato, e gli estimatori in fila per farsi apporre la dedica sulla propria copia di “Gh’era ‘na volta Mlan” Poesie in dialetto milanese di Ada Lauzi ha tardato a far spegnere le luci e mandare a riposare la meravigliosa e variegata fauna dipinta sulle enormi tele che ricoprono le pareti della Sala Grechetto di Palazzo Sormani.

Grazie Ada e se vedom… elbor-Ivo

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Ps. Se l’amico esperto nel trattamento dei files audio è in grado di togliere o per lo meno diminuire accettabilmente, il fastidioso riverbero che l’amplificazione del microfono produce in una registrazione amatoriale, e la Ada mi autorizza, inserisco l’audio di un paio di queste “video poesie” da farti ascoltare e… vedere.

 

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La locandina dell'evento