per dirti ciò che non ti ho detto, pensando che avrei avuto mille occasioni per farlo.
Scrivo questo ricordo per condividerlo anche con chi ha conosciuto l'Egidio e come me è triste per la sua scomparsa.
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03022021- 341 + 46
Lo scorso 27 gennaio è mancato Egidio Guarino.
Eri un uomo che pur non avendo un fisico prestante o atletico, eri forte e di statura morale rara.
Eri sincero e leale. Non mettevi paura, ma eri determinato.
Eri tenace, preciso e laborioso, per raggiungere il risultato impegnavi tutto se stesso.
Non eri aggressivo, ma… sapevi difenderti a dovere qualora necessitassi farlo.
Avevi un forte senso della collettività, e sacrificavi te stesso per l’interesse della comunità.
Eri fiducioso che ogni singolo sforzo avrebbe portato, prima o poi, dare i suoi frutti, ed ogni tentativo era possibilità da non perdere, che perseguivi con pazienza e dedizione.
Eri… un uomo formica.
In internet ho trovato questa “Simbologia animale”.
Alla formica riserva questa descrizione.
Piccola e tenace, la formica simboleggia varie doti. La forza, la resistenza, la precisione, la laboriosità, ma anche l’aggressività nel sapersi difendere a dovere, qualora ne abbia bisogno. La formica rappresenta anche il sacrificio dell’interesse del singolo all’interesse della comunità intera. Il suo senso sociale e di collettività è molto spiccato, così come lo spirito di sacrificio e dedizione. Questo perché le persone che incarnano le doti della formica sono assolutamente fiduciose del fatto che ogni singolo sforzo porterà, prima o poi, i suoi frutti, quindi ogni cosa vale la pena di essere tentata, di essere portata avanti con dedizione e pazienza. Cosa ne pensi…somiglia a l'Egidio?
La prima volta che ti ho incontrato è stato nel 2015, in occasione di una iniziativa alla Gesetta di lusert.
Oltre all’esposizione di alcuni tuoi quadri, il programma prevedeva la lettura di alcune poesie per poi concludersi con la messa all’asta di un tuo lavoro, il cui ricavato avrebbe aiutato il bilancio dell’associazione. E tu hai offerto il tuo “Oratori de San Protas al Lorentegg Milan”. Qui il post dell’evento.
Dopo quella volta non credo che ci siamo più incontrati, sino la fine del 2017.
In quel periodo stavo organizzando il concorso di pittura in programma a "L’AMBROSIN DE LEGN".
Rimbalzavo come una pallina da flipper, da un pittore all’altro sui Navigli, o da un capo all’altro della città per incontrare vecchi amici pittori di papà, ed invitarli a partecipare al concorso.
Se non ricordo male, invece credo di averti “re incontrato” con una ricerca in internet.
Divagazione Computer, rete, social network etc. non erano strumenti per i quali, pur riconoscendone le potenzialità, era appassionato, ma che comunque usava. (Qui un link di una della sue pagine). Comunica con strumenti più concreti: tele, pennelli e colori.
L'Egidio alle prese con le diavolerie informatiche
Dopo qualche telefonata ci siamo incontrati, per definire gli aspetti della tua partecipazione al concorso e fotografare l’opera con la quale avevi deciso di concorrere.
Ricordo il tuo look per nulla stravagante o eccentrico, come al contrario quegli “artisti part time” che l adottano perché hanno poco da dire artisticamente.
Vedendoti ho capito subito che eri un’Artista vero, ad un pittore PROFESSIONISTA.
Educato e rispettoso, per nulla invadente, mi è stato subito chiaro che quella postura era la base della tua arte, che ti permetteva di interagire, mettere a proprio agio i tuoi soggetti preferiti; i senza tetto, i clochard, quelli che hanno dipinto sul viso la loro storia, che tu trasferivi nei tuoi quadri.
Pensatrice - Olio su tela 40x40 cm
Vicolo delle lavandaie - Olio su legno 30x40 cm
Via Cottolengo (Milano) - Olio su tela 70x100 cm
Anche i paesaggi, generalmente dalla tua terra, ma non solo, erano soggetti che amava riprodurre.
Rudere 2 - Olio a spatola su legno 36,5x29 cm
Te l’ho sempre detto che l’uso della spatola, a parer mio, è la tecnica con la quale più e meglio esalta le tue capacità paesaggistiche. E questo lavoro è il mio preferito.
Era smanioso di perfezionare le sue tecniche pittoriche e quando mi ha detto di frequentare una scuola d’arte, ho pensato che con l’Associazione avrebbe potuto organizzare una mostra.
Ne abbiamo parlato, ma lui non ha pensato nemmeno per un attimo che avrebbe potuto essere un SUA mostra, ha subito proposto una collettiva di opere dei colleghi del corso.
Il tuo carattere tranquillo e paziente, ma non remissivo, ti ha permesso di essere apprezzato e stimato da diversi altri Artisti di valore. Preziose conoscenze delle quali non hai nascosto temendone il confronto.
Me ne hai presentato diversi, cosicché raccogliessi un buon numero di adesioni al concorso, dal quale selezionare (con una giuria esterna) i dodici che hanno partecipato all’evento finale.
Per la cronaca… a “L’AMBROSIN DE LEGN 2017” l’opera che ha ricevuto il premio al concorso di pittura (assegnato direttamente dal pubblico presente all’evento, per mezzo di una votazione a scheda, subito scrutinata) el prèmi l’è andaa a tìe Egidio Guarino, con la toa: “E la panca tornò sola”. Olio su tela 50x70 cm
Qui un Egidio Guarino in versione barbudos, posa con l’amica scultrice e pittrice Gabriella Ripepi alla sua destra, un’amica visitatrice e la sorella Fiorigia alla sinistra, davanti ai suoi quadri esposti alla collettiva di fine AMBROSIN DE LEGN, tenutasi allo spazio SEICENTRO a gennaio del 2018.
Altra sua grande passione era la musica. Faceva parte del coro, gli “Amici del Loggione del Teatro alla Scala”, e si preparava scrupolosamente ad ogni impegno in calendario.
Una volta mi hai invitato ad un concerto che si è tenuto alla Palazzina Liberty. Io che non ho affinità con la musica, men-che-meno con la classica, ero refrattario ad accettare l’invito, ma lui che aveva intuito, ha insistito dicendomi che l’operetta mi sarebbe piaciuta. E mi è piaciuta.
Lo ripeto, non ho né cultura né orecchio per la musica, pertanto ti prego di non fraintendere ciò che ora vado a raccontarti.
L’Egidio invece amava tutta la musica, e che diceva di trarre felicità dal canto, quasi quanto dal dipingere, un giorno è venuto a casa mia, entusiasta, dicendomi che gli si era presentatala possibilità di esibirsi alla “Corrida” la trasmissione televisiva il cui sottotitolo era: “Dilettanti allo sbaraglio presentati da Corrado”. Puoi immaginare il mio stupore vedendo in lui tanto entusiasmo, io… che per vergogna ed insicurezza, non salirei su quel palco nemmeno per portare l’asciugamani a Pavarotti.
A lui piaceva molto Domenico Modugno ed aveva deciso di presentarsi al provino, portando… mi pare “Amara terra mia” che non è proprio una passeggiata canora.
Aveva anche contattato una insegnante di canto per perfezionarsi, ed era fiducioso del risultato che avrebbe ottenuto. Già pensava ai risvolti positivi che quella sua comparsa in TV, avrebbero avuto per la sua pittura. Così era l’Egidio che ho conosciuto, coraggioso, entusiasta anche per qualcosa che altri non consideravano un’opportunità.
Solo quel bastardo di un “bruttomale” poteva fermarlo dal proposito che aveva preso prima di tutto con se stesso.
Torniamo a noi Egidio. Ho capito immediatamente che eri una persona speciale, per questo ho provato subito simpatia per te. Sei stato uno dei pochi Artisti che ancor prima di aderire a L’AMBROSIN DE LEGN, hai voluto fare la tessera di socio. L’unico che vedendomi in difficoltà, per mancanza di tempo e contatti ai quali proporre el Lunari (dodici poesie e dodici quadri selezionati dalle rispettive giurie, e pubblicati sul calendario che serviva ad incrementare le finanze dell’Associazione) non ti sei limitato a comprarne un paio da regalare ai tuoi amici/parenti, ti sei offerto di aiutarmi a proporlo ai tuoi clienti e conoscenti.
Un miracoloso aiuto che mi ha disincagliato la tragica situazione nella quale mi ero trovato; avere diversi calendari già stampati con la probabilità che restassero invenduti.
Mi hai fatto visita, (forse è iniziata proprio quella volta l’abitudine di pranzare assieme) e dopo aver saputo del cattivo andamento delle vendite, me ne ha chiesti… DIECI - in “conto vendita” sia chiaro.
Mi hai stupito, perché sino ad allora, le vendite (eccetto una cospicua iniziale) avvenivano ad uno o due alla volta e di quel passo, prima di smaltire le “scorte” sarebbe iniziato l’anno nuovo.
È stato lì che ho scoperto l’altra tua peculiarità: essere un OTTIMO venditore.
Peccato non lo fossi altrettanto della sua Arte.
Pochi giorni dopo, tenendomi sempre aggiornato ad ogni vendita “piazzata” è tornato per ritirarne un’altra mazzetta, festeggiando la ritrovata positività con una altro dei nostri “frigo Pranzi”.
Senza il suo aiuto non si sarebbero raggiunti i 100 calendari venduti ed il bilancio dell’Associazione si sarebbe chiuso con un passivo ben superiore ai 41,94 euro registrato quell’anno.
Anteriormente al primo ricovero all’Istituto dei tumori, potevo invitarlo a pranzo da un’ora per l’altra ed offrirgli qualunque cosa avessi preparato, incluso le bucce di patata .
Naturalmente tu sai di cosa parlo, lascia che gliela racconti a lui.
La specialità delle bucce di patata, nasce dalla mia primordiale “attenzione culinaria”, in altre parole: tirchiaggiene.
Avevo visto in rete questa “ricetta” che magnificava le bucce di patata arrostite al formo, da offrire come stuzzichino per un aperitivo.
Prima le ho sperimentate io e poi, in occasione di un invito a pranzo gliele ho fatte trovare come accompagnamento ad un bicchiere di vino. Dopo un’iniziale diffidenza, dovuta all’aspetto non proprio allettante, le ha assaggiate ed anche a lui sono subito piaciute, tanto che… ad agosto, quando è andato in vacanza al suo paese, ha pensato bene di proporle, suppongo ad un pranzo coi parenti.
L’ho chiamato per convincerlo a desistere dal proposito, dicendogli che prima di tutto, la nostra leccornia non era detto che sarebbe piaciuta ai suoi invitati, e secondariamente che proporre un piatto del genere al suo paese, avrebbe convinto i suoi compaesani che noi milanesi, non solo siamo dei POLENTONI, ma anche dei mangiabucce di patate. Non mi sono ricordato di chiederti se alla fine ha desistito. Sperèmm.
Mi divertiva, mentre preparavo o riordinavo la tavola, sentirlo alle mie spalle (educatamente ma… inesorabilmente) per migliorare il mio operato, consigliarmi... “appoggia il coperchio sulla pentola dell’acqua della pasta, la fa bollire prima” oppure... “non devi metterlo quando hai già buttato la pasta, se no l’acqua esce”.
Altre volte, anzi sempre, quando preparavo il caffè, mi diceva... “tieni la fiamma al minimo, l’acqua sale piano e prende meglio il gusto del caffè” e quando era salito... “devi mescolarlo prima di servirlo, per mischiarlo prima di servirlo”.
L’Egidio era il tipico uomo che non cucina, ma che ne sa più di uno chef.
Ora copro e scopro a dovere la pentola dell’acqua della pasta, non tengo più la fiamma alta e mescolo il caffè prima di versarlo. Anche se a berlo sono solo.
L’Egidio era lucano di nascita, di San Giorgio Lucano, ma amava Milano e ce l'aveva nel cuore. Era quel milanese che il Nino Rossi, nella sua canzone “Canti per cantà Milan” cantava: quej di alter paes, che dent’al coeur se senten milanes”.
N.d.a. Mettere l’articolo davanti al nome proprio è un bellissimo “errore” tipico del milaneson. Anteporlo ad… Egidio, è il mio modo di comunicare quanto consideri l’Egidio pussè milanes de tanti milanes che hinn nasù chì.
Diciamo che il dialetto milanese non era il suo forte. D'altronde oggi, quanti sono i milanesi che lo conoscono e… parlano!
A volte, nel mezzo di un discorso, ci infilando una frase in dialetto milanese, per vedere l’effetto che fa. Per dirla alla Jannacci.
Vedendo la sua espressione disorientata, e sorridendo completavo boutade aggiungendo: “oè giargianes, t’hee minga capii, alora và al tò paes, che chì te cresset”.
Un “hoo ciapp, hoo ciapp” sorridente e mal pronunciato è stata la sua risposta.
Un giorno gli è suonato il cellulare, si è leggermente allontanato e dopo la parola “pronto” l’ho… “perso”. Ha iniziato a pronunciare delle parole incomprensibili, misteriosi suoni che pur riconoscendone una vaga radice italica, non riuscivo a ricondurli a nessun vocabolo italiano di senso compiuto.
Al termine delle chiamata, mi ha chiesto: “hai capito cosa ho detto?” Assolutamente no – ho risposto. Sorridendo, m’ha detto “a sorrete”. Stavo parlando con mia sorella, quello è il dialetto mio.
Verso la fine, la nostra Amicizia e fiducia reciproca ci ha portati a raccontarci passaggi molto privati delle nostre vite.
Mi hai raccontato alcuni spaccati di quella tua vita, quella “normale”, quella dei primi anni a Milano, di quando avevi un lavoro “normale”, in un’azienda solida che ti avrebbe garantito una vecchiaia sicura, anche economicamente. Me li hai raccontati durante un paio delle telefonate serali quando eri già all’Istituto.
Mi hanno impressionato quelle confidenze, e fatto capire quanto sia stata forte e determinante la passione per la pittura e tua arte, per convincerti ad abbandonare quelle certezze, affrontare un salto nel buio, pur di soddisfare il desiderio di esprimerti artisticamente. E di questo, farne il tuo sostentamento economico.
Per vivere d’arte ci vuole un coraggio da… myrmeleontidae. Comunemente chiamata formicaleone.
Mi sentivo e sento realmente tuo amico e sento di esserlo stato per te.
Un particolare che me l'ha fatto capire, è stato il verificare che sei stato l'unica persona (eccetto i parenti la Piera, la Pinuccia e sua figlia) che durante la lunga assenza dall’Italia, ogni tanto mi scrivevi un WhatsAppino, raccontandomi di te e chiedendo mie notizie ed... invitandomi a tornare presto.
Ho appena finito di plastificare iI segnalibri è un divertimento Ivo
Insomma quando tornerai tra noi poveretti? Goditela più che puoi.
Come va President? Hai finito Le vacanze? Se non le hai finite, finiscile presto. Buonanotte ciao
Ti abbraccio forte Egidio, mi manchi. Te salùdi Ivo – el President
Delle due visite che ho fatto quando era ricoverato all’Istituto dei tumori, non voglio dire nulla.
Era debilitato e stanco, il fantasma del mio amico Egidio non merita di essere raccontato, preferisco ricordarlo così
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