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Mes de Luj 2016  
In occasione della visita alla mostra “I giorni del parco Lambro”, mi sono ritrovato a fare un salto di una quarantina di anni, che mi ha catapultato nella preistoria della mia giovinezza. 

 

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Ma come me, devono averlo fatto anche molti altri visitatori, concentrati davanti alle foto di Dino Fracchia, con proposito di ritrovarsi e riconoscere un vecchio amico.

“I giorni del parco Lambro” la bella mostra di Dino Fracchia, allestita allo spazio FORMAMERAVIGLI che si è inaugurata il 23 Giugno, e che resterà aperta sino l’8 Settembre. (N.d.r. Quindi hai ancora tutto il tempo per annotartelo e visitarla. Ne vale la pena. Particolare, il Dino Fracchia è l’autore del reportage con la famosa foto del manifestante, che durante gli scontri con la Polizia in via De Amicis, gli punta la rivoltella versi i militari). 

Queste foto, come scritto nel materiale informativo,  (che nostalgicamente mi ha ricordato un “tazebao” dell’epoca) sono … un flusso unico, una sequenza non cronologica che mescola le due edizioni reiterandone (ripetendone - lo annoto per me…) più volte le scene, amplificando il carattere immersivo ed esteso dell’esperienza. Il ritmo della mostra rallenta quando il fotografo si ferma e scatta diversi fotogrammi nello stesso punto, allora le immagini si sovrappongono e generano micro-sequenze, quasi autonome, che sembrano frammenti di un super8. …

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Uno dei… frammenti di un super8 presenti alla mostra. Nello specifico… nelle cinque immagini di destra, è documentato l’assalto al camion termico e la conseguente “distribuzione” mediante lancio alla folla, di… polli congelati. “Io c’ero”.
A dirlo ora, mi viene da sorridere e un poco mi vergono, ma… l’età.  

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Simpatico e divertente l’iniziativa che nell’ambito della mostra, tramite lo staff, sollecitava i visitatori ad annotare il nome accanto alla foto, che testimonia la propria presenza, o quella di un amico. Il riquadro rosso è un riferimento aggiunto con Photoshop.

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Nella duplice veste di visitatore e curatore dell’evento in programma per quel giovedì 7 Luglio, tra i primi a scrivere il proprio nome, in corrispondenza della foto che lo vede immortalato, è stato Matteo Guarnaccia, che qui indica se stesso. (Matteo… un viso che non mi è risultato sconosciuto).

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Alcune testimonianze che via via si aggiungono.

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 Roberto Marelli, dopo avermi segnalato l'evento, ha voluto esserci, e qui ha incontrato
l’amico Luca Falorni, colui che ha girato il documentario su Paolo Valera, per conto della Milieu Edizioni.
Se lo vuoi vedere clicca qui.  

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 Vicino ad uno dei “frammenti super8” precedentemente segnalato in rosso, ho chiesto al Marelli, di farsi fotografare accanto alle foto nelle quali mi sono riconosciuto, e che naturalmente ho segnalato scrivendo il mio nome.

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 «Sarò stato rapito dal virtuosismo eseguito dal tipo con la 12 corde, sulla base in RE maggiore del ricciolino alla mia destra, o stavo guardando nella Canadese di fronte, la biondina che fingeva di dormire?»

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 «Qui, pare che non abbia nemmeno notato l’accelerare del ritmo, in Re7ª che ha dissuaso la seconda chitarra, mentre…  si direbbe che stessi tentando di ben impressionare la Canadese.»

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 «È evidente che le tecniche di approccio “diplomatico” non hanno dato i frutti sperati. 
Col giubbotto già in spalla, si vede che sto meditando come andarmene senza farmi notare. Questo si… che ci sarò riuscito.»

 

Scherzi a parte… ho avuto qualche dubbio a riconoscermi. I ricordi di quegli anni si confondono, le tante frequentazioni e gli eventi che si susseguivano non mi aiutavano a fare chiarezza, ed alcuni particolari mi mi confondevano maggiormente. 
I camperos, (foto 3) mi facevano pensare al 1975, ma né l’anello (foto 2) né il maglione lo confermavano. Il taglio di capelli, era un “Lazzari DOC”, quindi non era il ’76, perché ero a militare, e fidanzato. 

Così, per far chiarezza, ho fotografato le 3 foto,  smile25x3  ne ho aggiunta un’altra, della quale poi ti racconto, e col messaggio: “Riconosci qualcuno?” le ho inviate al mio “amico del cuore” di allora; l’Antonio, all’epoca… Tomas.
Oggi io ed Antonio non più gli amici inseparabili di una volta, gli impegni e le differenti situazioni familiari non lo premettono più, ma le basi restano, e lui… resta mio parrucchiere preferito.
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“Huellah!! Reperti notevoli! Dove li stai recuperando?” è stata la sua risposta, e di conseguenza la conferma ai miei dubbi. 
Il dubbio più grosso, quello del maglione con la fascia sulla spalla, me l’ha chiarito la successiva telefonata di “Tomas”.

“Hueee, ma cosa ci facevi col mio maglione?” Era il maglione che la Pierina, la mamma di Antonio, gli aveva fatto e che chissà per quale motivo, ero io a portarlo. 
Si sa… con l’amico del cuore, quel che è tuo è mio, e quel che è mio è tuo. È una usanza comune tra amici, ma una volta… ricordo che sarebbe stato meglio se non avessimo seguito questa… abitudine, vero Tomas?
(Giusto per essere chiaro, non mi riferisco a “spade” o affini).  

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 Una foto del periodo scattata in piazza Duomo, con gli amici della casa occupata di largo Richini, allora anche sede di “Canale 96”. Seri pròppi on bagai.

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 Eccolaaaa… l’altra foto che ho inviato ad Antonio.

“Si, certo, è Sibilla” è stata la sua risposta. Sibilla, al secolo Emma ?????, era una mia collega all’Emporio del Libro, di corso Buenos Aires. Io ero il fattorino addetto alle consegne di libri agli altri empori, lei commessa. 

È stato per colpa degli scaffali e degli scatoloni impilati in magazzino, zeppi di sapere de di cultura, che hanno favorito i nostri incontrati letterari, ed in seguito gli approfonditi culturali, anche al di fuori di quell’emporio di tanta cultura e conoscenza. 
Lei… era una scatenata fan dei Rolling Stones, ed amava ballarli sensualmente, per ore. Io… ero un ciondolante cultore di John Mayall e B. B. King, che ho iniziato a non reggere il ritmo nei pomeriggi musicali a casa mia. Così ben presto, le nostre preferenze musicali  le siamo andati a cercare altrove.

Per vedere alcune delle foto di Dino Fracchia, che fanno parte della mostra, clicca qui

 

La bella struttura dello spazio FORMAMERAVIGLI, consente all’interno dell’evento espositivo, l’inserimento di altre iniziative. 
Giovedì 7 Luglio, era in programma una riflessione, moderata dal curatore Matteo Guarnaccia, che ha visto “contrapposti” i racconti delle esperienze e filosofie di vita, di Maurizio Rotaris, presentando il suo libro “Passeggiata nel delirio” e Italo Bertolasi, grande viaggiatore ed ottimo fotografo, che ha offerto una proiezione di sue fotografie.

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 Da sinistra: Maurizio Rotaris, Matteo Gurnaccia e Italo Bertolasi.

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 Una parte del pubblico presente alla mostra, intento a seguire l’incontro. 

 

Ha iniziato Maurizio Rotaris, raccontando il suo percorso prima di usuario e poi di spacciatore di stupefacenti,  poi, sempre ricco di termini “crudi” e particolari “deliranti” ha continuato dicendo la sua esperienza di … vita on the road e il carcere a causa della sua militanza nei gruppi armati di sinistra… come riportato tra le altre notizie, nella presentazione della Milieu Edizioni. Un momento toccante e duro allo stesso tempo, direi anche imbarazzante in certi passaggi.

Poi, come promesso da Guarnaccia,  è stata la volta di Italo Bertolasi, che con la proiezione delle sue fotografie, intitolata “Il Lambro “non” era il Gange!” e col suo calmo e sereno commento, ha potato il momento di confronto, su un piano decisamente più spirituale e filosofico

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 Il clima sereno e l’atmosfera orientale della proiezione, hanno rilassato il pubblico,  tanto che questa giovane, ha assunto una posizione “meditativa”, molto consona al racconto di Italo.

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Italo l’ho conosciuto ancor prima degli anni dei festival al Parco Lambro. Dov’essere successo una quarantina di anni fa, a casa di una coppia di sorelle, amiche comuni. 
Italo era venuto a ritirare del latte in polvere, che la madre delle amiche gli aveva procurato, per un suo imminente viaggio. 
Nel corso della sua bella proiezione, ho avuto un sussulto al cuore, per il quale non ho saputo trattenermi da un “Hooooo” di sorpresa, a voce alta. È successo quando tra le foto scattate al parco Lambro, è comparsa quella di una delle due sorelle, Ania, la più giovane, purtroppo caduta in quel percorso di “delirio” descritto poco prima dal Rotaris. “Passeggiata nel delirio” interrottasi a 22 anni.

Sono felice di essere stato a questa mostra, e faccio i miei complimenti a Dino Fracchia per l’ottima documentazione, a Guarnaccia, a Rotaris, a Bertolasi ed allo staff organizzativo. 
Provo un po’ di rammarico mi viene, rendendomi conto che mi sono sbagliato, e che al contrario… non sbagliavano quei pessimisti e sfiduciati che mi dicevano che non avremmo cambiato nulla, ma che al massimo… avremmo potuto peggiorare la situazione.
Ora, che non la penso più come allora, e sono diventato un po’ troppo sfiduciato e pessimista, sempre più spesso mi ritrovo a pensare che non cambierà nella, e che al massimo… potranno peggiorare la situazione che noi abbiamo creato.

Se vedom… elbor

 

Ps. Fortunatamente il Rotaris, dopo le "deliranti" esperienze sopra accennate … si è dedicato all’impegno nel sociale dando vita alla “Sos Stazione Centrale”, isola marginale di approdo a Milano per sbandati, profughi, tossicodipendenti e homeless, legata alla Fondazione Exodus. Da questa esperienza ha preso vita la “Bar Boon Band”, gruppo musicale composto in parte da barboni e artisti di strada. … come recita la presentazione dell’editore.

 


 

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Se scrivom... elbor