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Dicembre 2015 
A darmi questa felicità, (quasi come fare un tredici alla Sisal. Esagero sempre io…***) è stata la mail di “Guido”, che mi ha scritto, facendomi notare un’inesattezza, relativamente ad un… “articolo” che ho scritto e pubblicato nel sito lo scorso mese di ottobre.

 

 

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Come dichiarato nel menù del sito, alla voce “I propositi – I intenzion”, uno degli obbiettivi che mi sono prefisso di raggiungere, curando questo sito, era quello di, oltre a mantenere viva la memoria di papà e mamma, quello di stabilire un contatto, che diventasse una relazione, e che contagiasse uno scambio di opinioni e notizie tra i lettori. Ecco spiegata la mia felicità.

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L’argomento al quale l’amico Giorgio si riferisce è la storia e la nascita della canzone della Rosetta della Vetra. Puoi raggiungere la pagina cliccando qui.  

 

 

 

 

 

Ecco la mail di Guido:

Inviata da: <guidoXXXXXXXXXXX@gmail.com>

 Indirizzata a: info@elioborgonovo.it

 Ricevuta il: 13 Dec 2015 – h 15:10:16 

Testo: Egregio Signor Borgonovo volevo precisare che la Rosetta di piazza Vetra non venne uccisa è una leggenda metropolitana, la stessa smise di esercitare ebbe figli e si sposò. Carta Canta. Rimango stupito in quanto tutti riportino la stessa storia senza approfondire altro. Mi scusi se ho osato disturbarla

Guido XXXXXX XXXXXXX.

Grazie Guido… (mi permetto di darti del tu perché nel sito uso sempre il “tu” ed il maschile… solo per comodità e non me mancanza di rispetto). Ribadisco che sono sinceramente felice di aver ricevuto la tua mail, che puntualizza un particolare, di non poco coto. Partendo da ciò, colgo l’occasione di risponderti sia privatamente, che pubblicamente, riportando con queste stesse parole che appaiono a chi ci sta leggendo. 

Per favore, inviami e argomenta maggiormente la tua affermazione, cosicché  la possa pubblicare, e FINALMENTE, “mettere benzina sul fuoco” sopito, del sano dialogo tra persone interessate allo stesso argomento, che esprimono la propria opinione educatamente e nel rispetto della altrui.

Io, da parte mia, “metto altra carne sul fuoco”. Consiste in una breve cronaca del piacevole pomeriggio trascorso a El Pontesell, in occasione della presentazione dell’ultima fatica di Paola Cavanna e delle sue collaboratrici, che si intitola “Stria in ciel”… domenica 13 dicembre. 
Tratto dalla nota dell’autrice del libro. … Attraverso il filtro della poesia, il loro linguaggio diventa il mio e quindi si tramuta in milanese. Cose da strega, appunto! … 
Mica male, vero. Ora, tra le 100 poesie scritte in dialetto milanese, da Paola e ispirate ad altrettante cento donne, ce n’è una che è  dedicata a Elvira Andressi, la Rosetta de la Vetra.  Purtroppo, per problemi tecnici non posso offriti letta da parte di Gianna Bernocchi, posso però offrirti, avendo ricevuto il permesso da Paola, la presentazione ed il testo della poesia.

Caro Guido, la tua mail è datata il giorno 13, la presentazione della Cavanna è stata il giorno 13 e la poesia della Paola inizia così:

… Disen ch’el trèdes l’è on numer fortunaa … 

Vedi… Cose da strega, appunto! - Mac'è di più... smile  smile  smile  vedrai.

Caro Guido, aspettando la tua versione da pubblicare ti abbraccio forte assieme a chi ci sta leggendo. 

Buona lettura. elbor

 

Tratto da: STRIA IN CIEL di Paola Cavanna
Pagine 204 e 205  asterisco  

La regola delle prostitute di allora era di non concedersi ai poliziotti, in quanto nemici giurati. Così la bella Rosetta, che si dice, battesse vicino ad un’osteria che portava il nome di Colonnetta, in quanto sorgeva in prossimità della famosa Colonna Infame di manzoniana memoria, si negava alla “guardia calabrese”, citata nella famosa canzone. Era il 1914 e Elvira Andressi, in arte Rosetta non aveva ancora vent’anni. Il suo carnefice, tale Musto, non fu mai punito dalla Giustizia ufficiale. In cuor nostro speriamo che la minaccia contenuta nella canzone: “O guardia calabrese per te sarà finita, perché te l’ha giurata tutta la malavita” sia andata a buon fine…

 

La Rosetta de la Vedra – Elvira Andressi

 

Disen ch’el trèdes l’è on numer fortunaa

A tèdes ann, mia mama l’ha venduu

la mia innocénza, la mia verginità

per trèdes franch, a on scior pòrch e fottuu

 

inscì la m’ha spianaa la mia disdetta

che la finiss lì arènt la Coloneta

 

El dì trédes da agost, m’ha faa la pell

con trés  colp de calz del sò moschett

on questurin ciappaa come on pivell

talmént gelos de mì, che per dispett

 

e regola d’onor di temp indree

la davi a tucc, foeura che ai polee!

                           

                           “Hanno ammazzato un angelo

                           di nome la Rosetta

                           era di piazza Vedra

                           battea la Colonnetta”

 

Bella conzon, de mala milanesa

(chissà perché l’hann scritta in italian?)

La dis del funeral, con la Ligera

vestida in négher e cont i tosann

 

de bianch vestii, ‘me sant in procession

ma ‘l sa nissun dove l’è el mè foppon!

 

Nissun portarà on fior a la Rosetta

on lumin su la prèia, on’orazion

La lusiroeula de la Colonetta

sconduda in terra cont i so magon

 

Ma se commoeuv sèntì la mia canzon

l’è mèj de niént. Hoo faa ‘n quaicòss de bon!

 

Il libro STRIA IN CIEL da cui è tratta questa poesia di Paola Cavanna, è reperibile solo contattando l’autrice tramite il suo sito, al quale accedi cliccando qui.

 


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La storia della colonna infame, la puoi leggere cliccando sull'icona di WikipediA

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  asterisco   ... Pagina 204 e 205 ...  Addizione: 2+0+4+2+0+5 = ... smile  smile  smile  Cose da strega, appunto!

 

Te le ricordavi le schedine appoggiate sul banco fi formica del bar e poi dal barbiere che le usava per pulire la lama del rasoio – non monouso?

sisal

Ps. Voglio ricordarlo di nuovo... Sono sempre in grande difficoltà a definire “articolo” e/o “pezzo” “cronaca” “reportage” etc. i commenti che scrivo. Ma… passami questi termini… solo per una mia comodità nella stesura.